Le emozioni sono un fenomeno complesso e soprattutto sono un campo di indagine illimitato, per cui risulta difficile dare una risposta esaustiva.
Quello che però possiamo dire con precisione, è che
le emozioni sono risposte adattive ad uno stimolo percepito. Quindi questo significa che noi abbiamo una reazione emozionale quando c’è uno stimolo che ci attiva.
Questo stimolo può essere o interno al nostro organismo (per esempio, noi regiamo emotivamente se percepiamo un’alterazione nel nostro corpo, che può essere un ricordo, una fantasia, una sensazione corporea), oppure lo stimolo può essere esterno al nostro organismo (per esempio, noi reagiamo emotivamente se percepiamo qualcosa di esterno, quindi qualcosa che accade in quel momento e che non interpretiamo come abituale.)
Quindi, possiamo dire più nello specifico che:
le emozioni sono quel meccanismo adattivo che ci permette di gestire la realtà; sono quel meccanismo che ci permette di dare la risposta adeguata agli stimoli che ci arrivano.
Inoltre, le emozioni sono anche esperienze psicofisiologiche, ovvero sono caratterizzate da aspetti fisiologici: infatti, quando scattano, si verificano anche cambiamenti nella frequenza cardiaca, nelle espressioni facciali e nell‘attivazione muscolare, proprio perchè le emozioni mettono in relazione la mente e il corpo.
Oggi sappiamo che le emozioni sono alla base dei nostri cambiamenti più importanti, sono alla base della nostra comunicazione, delle nostre prestazioni, proprio perchè sono un meccanismo primario.
Inoltre, le neuroscienze negli ultimi 15 anni hanno dimostrato, in maniera inconfutabile, che olte l’80% del nostro agire, delle nostre attività più importanti, si verifica al di sotto del livello di coscienza ed è profondamente influenzato dalle emozioni.
Questo significa che:
il pensiero e la coscienza hanno pochissimo potere sull’attivazione e sulla regolazione delle emozioni. Infatti, oggi sappiamo che la coscienza influenza non più del 20% delle nostre attività.
Quindi, le emozioni guidano le nostre azioni più di qualsiasi ragionamento. Pertanto è impossibile agire distaccati da esse.
Ma QUante SoNo Le eMoZioNi?
Il sentire umano è molto complesso e variegato: in letteratura sono state descritte fino a 27 emozioni. Quelle che però vengono citate da tutti gli studiosi e sulle quali tutti concordano sono 4: Paura, Dolore, Rabbia e Piacere.
Queste 4 emozioni vengono definite emozioni di base, ovvero emozioni che contribuiscono proprio alla nostra sopravvivenza. Sono quelle che ci permettono di gestire la realtà e di adattarci ad essa.
PAuRa

Tutti consideriamo la Paura come una nemica da combattere, come un’emozione negativa che va sedata e va controllata.
Ma, in realtà:
la Paura oltre ad essere la nostra emozione più arcaica e primitiva, è anche la nostra emozione più importante perchè è l’unica ad essere connessa con la nostra sopravvivenza.
Infatti, la Paura ci permette di affrontare situazioni di pericolo proprio perchè scatta in millesimi di secondo e attiva risposte rapidissime. Per esempio, se io mentre scendo le scale inciampo, è grazie alla Paura se recupero immediatamente il mio equilibrio, proprio perchè è la Paura che mi permette di avere una risposta in millesimi di secondo.
Quindi, la Paura non va considerata un limite, ma va valutata come risorsa. Certamente è importante saperla gestire perchè se supera una certa soglia, poi diventa patologica e ci blocca nei confronti di determinate esperienze.
DoLoRe

Anche il Dolore è considerato un’emozione negativa che deve essere assolutamente annullata.
Ma, in realtà:
il Dolore ha una funzione importantissima: favorisce la nostra sopravvivenza e il nostro adattamento alle circostanze. Inoltre, il dolore aiuta la guarigione psicologica così come la febbre aiuta l’organismo a guarire da una malattia infettiva.
Quindi il Dolore ha davvero una funzione straordinaria.
RaBBiA

Anche la Rabbia non gode certo di buona fama. Spesso crea rifiuto. Ma anche la Rabbia va rispettata perchè, come tutte le 4 emozioni di base, ha una funzione adattiva, ovvero quella di attivare le energie per superare gli ostacoli.
Infatti, noi ci arrabbiamo quando non riusciamo ad ottenere ciò che desideriamo o ciò di cui abbiamo bisogno.
La Rabbia serve proprio per attivarci, per farci reagire alle cose che non vanno. Ci permette di avere quella forza necessaria per affrontare determinate difficoltà che, altrimenti, non saremmo in grado di superare.
PiAceRe

Il Piacere, fra tutte e 4 le emozioni di base, è l’unica dalla quale tutti siamo attratti.
Il Piacere è, infatti, il motore delle nostre azioni. La funzione del Piacere è proprio quella di fornire la motivazione a compiere un’azione, quindi serve proprio per rinforzare, per far sì che un comportamento possa ripetersi.
Ma, dobbiamo anche pensare che il Piacere, tra tutte le 4 emozioni, in realtà è quella che ci seduce di più, che ci travolge di più e che, a volte, ci intrappola anche in patologie spesso severe.
Quindi, è molto importante saperlo gestire proprio per evitare che si trasformi in una prigione.
coMe GestiRe le eMozioNi peR ViveRe Meglio?
Gestire le emozioni non significa reprimerle, manipolarle, o cercare di controllarle, sottometterle, alla razionalità o alla ragione. Non significa nemmeno liberarle e lasciare che si esprimano spontaneamente.
Infatti, se assecondo la spinta alla Paura evito tutto ciò che temo e chiedo protezione per affrontare tutto quello che non posso evitare: così facendo, mi sento al sicuro ma alimento la forza della paura, che mi limiterà sempre di più, fino a trasformarla in panico.
Se mi lascio andare alla Rabbia, metterò in atto azioni di cui poi mi pentirò: la rabbia offusca la mente e conduce a reazioni aggressive e fuori controllo, spesso nei confronti di persone innocenti.
Se mi abbandono al Dolore, rischio di esserne risucchiato al punto di autodistruggermi.
Se mi lascio sospingere liberamente dal Piacere fino ad esserne travolto, non sarò più libero di scegliere: ciò che dovrebbe liberarmi mi imprigiona.
Saper gestire le emozioni significa ricondurle alla loro originale funzione adattiva.
Il primo passo importante, per imparare a gestire le emozioni, consiste nel concedersele, farle emergere senza opporsi ad esse e orientarle in senso costruttivo.
AlcuNe StRateGie efficAci
Di seguito, alcune strategie efficaci per poter gestire al meglio le 4 emozioni di base.

PAuRa
Come scrive Emil Cioran “la paura si annulla nei suoi stessi eccessi”. Questo significa che il modo migliore per annullare una paura è esasperarla volontariamente. Bisogna evocare volontariamente le proprie paure, i propri fantasmi, guardarli in faccia, toccarli e farli svanire.
Se noi evochiamo la nostra paura, la esasperiamo e la portiamo al suo estremo, la paura poi collassa su se stessa. L’ evocazione della paura è una strategia mentale tra le più efficaci per il superamento della paura patologica.
La paura se accolta, assecondata e spinta volontariamente all’eccesso, può essere trasformata in coraggio.
Infatti, il coraggio in natura non esiste, il coraggio non è altro che la paura portata all’estremo e superata. Il coraggio è solo la paura vinta.
Quindi, dobbiamo imparare a rendere amica la paura invece che nemica; se noi la rendiamo nemica, la combattiamo e finiamo per farla diventare ancora più forte, ma se la accettiamo e la affrontiamo si trasforma in coraggio.
Già gli antichi sumeri avevano inciso su una tavola un motto: “la paura guardata in faccia si trasforma in coraggio, la paura evitata diventa timor panico.”
DoLoRe
Per la gestione del dolore vale la regola di Robert Frost: “Se ne vuoi venire fuori, devi passarci nel mezzo”.
Devi toccare il fondo per riemergere. Questo significa che il dolore va accettato, vissuto e attraversato poichè è ineliminabile.
Se invece cerchiamo di rimuovere il dolore, sforzandoci di non pensarci o sedandoci chimicamente, lo trasformiamo in un’agonia alla quale ci manteniamo incapaci di reagire.
Quindi, se vogliamo venirne fuori, dobbiamo avere il coraggio di soffrire per cessare di soffrire. Questo significa che dobbiamo concederci un appuntamento quotidiano con il nostro dolore, di solito 30 minuti, nel quale ci immergiamo e ci lasciamo andare. Se facciamo questo, ogni giorno, lo stimolo doloroso diventa sempre meno potente e quindi anche la sensazione del dolore si riduce. C’è proprio una marcata riduzione del dolore e della sofferenza al di fuori dello spazio a loro dedicato.
Il dolore, se lo attraversiamo, ci fa guarire dalle ferite peggiori da un punto di vista emotivo.
RaBBiA
Un modo efficace per trasformare la rabbia distruttiva in risorsa, consiste nel farla defluire canalizzandola. Far defluire la rabbia non significa verbalizzarla; infatti, se cerco di sfogare la mia rabbia con una persona disposta ad ascoltarmi, la rabbia non si riduce ma aumenta. Questo perchè se chi mi ascolta mi dà ragione aumenterà in me la percezione di aver subito un’ingiustizia; se mi dà torto, mi arrabbierò ulteriormente sentendomi incompreso.
La rabbia va fatta defluire attraverso la scrittura. Per gestire la rabbia è utile prendere carta e penna e scrivere una lettera alla persona che ci ha fatto arrabbiare. In quella lettera dobbiamo scrivere tutta la nostra rabbia di getto e senza censura.
Concentrando tutta la rabbia nelle lettere abbiamo due effetti:
– il primo, è proprio quello di esprimere la rabbia;
– il secondo, è quello di canalizzarla.
Spesso, si ottiene anche un terzo risultato: ovvero quello di riscoprire che l’altra persona forse non è poi così negativa come pensavamo.
Inoltre, ricordiamoci che nel momento in cui ci arrabbiamo diamo attenzione, e quindi importanza, alla persona che ci ha fatto soffrire. E nessuno di noi vuole fare un regalo così grande a chi ci fa arrabbiare.
Questa tecnica è applicabile anche nei casi in cui siamo arrabbiati con noi stessi. Ciò permette di far defluire tutta la rabbia e riappacificarsi con tutto ciò che non ci piace di noi o di quello che abbiamo fatto.
PiAceRe
Come scrive Oscar Wilde: “Se te lo concedi puoi rinunciarvi, se non te lo concedi sarà irrinunciabile.”
Il piacere posso controllarlo solo se me lo concedo regolarmente.
Una strategia per gestire il piacere senza esserne schiavi è quello di concederselo ma in maniera controllata. Dobbiamo concederci il piacere in spazi e tempi pianificati, in questo modo scopriremo che possiamo gestirlo senza esserne travolti e senza diventarne schiavi.
Sant’Agostino afferma che “nessuno può vivere senza il piacere”. Anzi, l’astinenza protratta dal piacere dopo un po’ provoca essa stessa il piacere. Infatti, l’astinenza reiterata si trasforma in piacere.
Alcune psicopatologie più gravi, come l’anoressia, si basano proprio sul meccanismo dell’astinenza che diviene piacere; altre, come il binge eating, sull’alternanza fra il resistervi e l’esserne travolti; altre ancora, come le parafilie, sul non potervi assolutamente resistere.
L’astinenza generalizzata dai piaceri conduce allo stesso effetto dell’abbandonarvisi completamente: cioè, quello di divenirne schiavi.
Inoltre, non dobbiamo dimenticare che la felicità è l’effetto del piacere diffuso nella vita quotidiana e che può derivare da molteplici esperienze.
Senza il piacere non si può essere felici.
Per concludere, vorrei ricordare che:
Non esistono emozioni positive ed emozioni negative.
Le emozioni sono tutte funzionali perchè sono competenze che ci permettono risposte adattive e compiono tutte una finalità ben precisa: ovvero ci consentono di adattarci a quello che ci circonda per garantire la nostra sopravvivenza.
Un’emozione non causa dolore. La resistenza o la soppressione di un’emozione, quelle si che causano dolore.
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